Sommelier americani alla scoperta dell’eccellenza vinicola teramana. Una delegazione selezionata da alcuni tra i migliori ristoranti statunitensi (i californiani Lb Steak, Grand del Mar, Market Restaurant and Wine Bar, Canlis a Seattle, Pappas Brothers Steakhouse di Houston, Aria Restaurant di Atlanta e il Corkbuzz Wine Studio di New York) sabato 20 ottobre fara visita all’azienda agricola ‘Cerulli Spinozzi’ di Canzano.

Si tratta dell’unica tappa nell’Italia meridionale scelta dalla delegazione inviata dai ristoratori Usa in un viaggio ‘esplorativo’ e formativo attraverso l’Italia enogastronomica (le altre regioni toccate nel loro viaggio dal gruppo sono la Toscana, il Veneto e l’Umbria).
Durante la giornata, ai sommelier americani – una ventina in tutto – sarà proposta una selezione di vini e dei prodotti biologici dell’azienda teramana: su tutti il ‘Torre Migliori’ Montepulciano D’Abruzzo della Docg ‘Colline Teramane’, oltre ai ‘classici’ Montepulciano e Trebbiano Doc ‘Almorano’. La visita servirà anche ad illustrare agli esperti le tecniche di coltivazione biologica delle uve adottate nei vigneti dell’azienda ormai da oltre vent’anni, riducendo al minimo l’utilizzo di sostanze chimiche. E poi l’intero ‘sistema cantina’, rinnovato nel 2006, e che ha come tratto caratteristico quello di sfruttare la forza di gravità e di svolgere molte operazioni dall’alto in basso, dunque a ‘caduta’, evitando così l’eccessivo maltrattamento delle uve e del mosto. Un processo che è sinonimo di migliore qualità del prodotto finale.
“E’ un onore per noi rappresentare le ‘Colline Teramane’ e l’Abruzzo – dichiara il titolare dell’azienda agricola Enrico Cerulli Spinozzi – in quest’occasione che ci consente di rafforzare un’importante rete di vendita in un mercato come quello vitivinicolo americano, in cui il made in Italy è cresciuto nell’ultimo anno di oltre 12 punti percentuali”. “Ma c’è ancora da fare – continua Cerulli – troppo spesso i vini italiani ‘spaventano’ gli americani e il cliente straniero in genere, atterrito da nomi di misteriosi vitigni o dalle informazioni infinite sul tipo di terreno, sulle tecniche antiche di vinificazione. Invece, noi sappiamo che il vino è vino e non servono molti concetti per goderne. Come per un’opera d’arte si può godere a diversi livelli, dal più istintivo al più sofisticato e profondo. E’ questa cultura che dobbiamo esportare”.